Gatti: le 10 razze più diffuse nel mondo

Uno studio promosso dall’associazione americana Cat Fanciers’ Association ha rivelato quali sono le razze feline più amate e popolari. Scopriamole insieme.

La Assalco (Associazione Nazionale Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia), grazie all’elaborazione dei dati raccolti dalla Cat Fanciers’ Association, organizzazione che riunisce il più alto numero di club e associazioni di gatti di razza a livello mondiale, è riuscita a stilare la classifica delle razze feline più diffuse e popolari nell’ultimo anno.

Ve la riproponiamo di seguito:

1. Persiano
Occupa il primo posto della classifica. A far innamorare appassionati e non è sicuramente il suo temperamento tranquillo: si tratta di un gatto abitudinario, calmo e affettuoso.

2. Maine Coon
Al secondo posto troviamo un’altra razza dal carattere affabile. Il Maine Coon è un gatto che per molti versi assomiglia infatti al cane: è facilmente addestrabile, intelligente, giocherellone e segue sempre il padrone. E’ un gatto di grosse dimensioni: il maschio può arrivare a pesare anche 14 kg.

3. Exotic Shorthair
Anche questo gatto è solito seguire il padrone per tutta la casa; si dimostra sempre fedele nei confronti di chi si prende cura di lui, è affettuoso e giocherellone. Questa razza nasce dall’incrocio di un Persiano e un Shorthair americano. A differenza del primo però l’Exotic è dotato di un pelo corto e fitto che lo rende meno impegnativo per quanto riguarda la pulizia quotidiana: da qui il soprannome di "Persiano per i pigri".

4. Abissino
Questo gatto va d’accordo con i bambini e ama stare con gli esseri umani: è leale, curioso e vivace. Il suo aspetto ricorda quello degli antichi gatti egiziani: ha il pelo corto, le zampe lunghe e sottili e i muscoli ben sviluppati.

5. Siamese
Si tratta di uno dei gatti più conosciuti e popolari: il suo aspetto è caratterizzato dagli occhi azzurri a mandorla, il pelo corto e il corpo allungato. E’ una delle razze più antiche.

6. Ragdoll
Le dimensioni di questo felino posso ingannare: nonostante raggiunga spesso un peso elevato, il Ragdoll è un gatto molto mite e non è capace di difendersi; per questo bisogna evitare di lasciarlo incustodito all’aperto. Il nome la dice lunga: la sua traduzione sta a indicare la tendenza di questo felino a rilassarsi tra le braccia del padrone.

7. Sphynx
Si tratta di una delle razze più recenti: secondo la Cat Fanciers’ Association il primo Sphynx è nato in Canada nel 1966. Negli Stati Uniti è molto richiesto grazie al suo aspetto davvero particolare: orecchie grandi, occhi e zigomi pronunciati, assenza del pelo causata da una anomalia genetica. A causa di ciò lo Sphynx deve essere protetto dagli agenti atmosferici poiché la pelle è esposta al caldo e al freddo.

8. Birmano
Questa razza, considerata sacra dai sacerdoti Kittah, arrivò in Francia nel 1919 e da lì si diffuse ovunque. Il nome si riferisce alle origini del felino; siamo di fronte ad un gatto intelligente e affettuoso, amante dei bambini e degli altri animali domestici.

9. American Shorthair
Siamo di fronte ad una delle prime razze originarie dell’America; questo gatto ha un temperamento calmo e ama molto l’ambiente casalingo. Adora i bambini ed è perfetto per le famiglie.

10. Orientale
Questa razza nacque in America: alcuni allevatori, nel tentativo di ampliare la varietà di colori dei gatti siamesi, crearono due nuovi gruppi di felini (uno a pelo lungo e uno a pelo corto). Nel 1995 i due gruppi vennero fusi e venne così creata la razza orientale che vanta una vastissima gamma di colori: più di 300. Si tratta di un gatto fedele, curioso, attivo e socievole.

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Ovviamente, hors concours, il mio meraviglioso e ineguagliabile GATTO NORVEGESE DELLE FORESTE!!!!!

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Cucciolo di orso cade in abbeveratoio… mamma orsa muore nel tentativo di salvarlo!

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L’Aquila – L’istinto materno è più forte di tutto, anche tra gli animali. Tanto che alle volte il loto mondo, il mondo degli animali, sa regalare vere lezioni di vita, esempi di amore disinteressato, senza limiti.

È la storia di un esemplare di orso bruno marsicano femmina, dell’età di circa sette anni, morto annegato insieme al suo piccolo (una femmina di un anno e mezzo), nel tentativo di salvarlo. È accaduto in località “Le Fossette”, a 1.800 metri di quota, a Serralunga di Villavallelonga, nel Parco Nazionale d’Abruzzo-Lazio-Molise.

La scena struggente apparsa agli agenti del Corpo forestale, allertati da un escursionista e coordinati dal vice questore Luciano Sammarone, e al servizio di sorveglianza del Parco, è stata straziante e commovente. Le due carcasse di orso galleggiavano in una vasca di raccoglimento delle acque piovane. Il piccolo presentava diverse ferite sulla testa: probabilmente deve essersi spinto oltre il limite ed è caduto nella vasca, dove l’acqua è alta tre metri.

L’orsa adulta, nel tentativo di salvare il suo cucciolo, si sarebbe gettata anche lei nel bacino. Un gesto, però, che le è costato la morte. Nessuno dei due animali, infatti, è riuscito a risalire le pareti verticali in calcestruzzo e la morte potrebbe essere sopravvenuta per lo sforzo oltre ogni limite.

La tesi che assume i toni della favola appare, però, alquanto discutibile. Se le indagini e i risultati degli esami necroscopici dell’Istituto zooprofilattico confermeranno questa dinamica del decesso (che dovrebbe risalire a una decina di giorni fa), fin qui sostenuta dai veterinari del Parco e dell’Asl di Avezzano, c’è da dire che se la vasca fosse stata protetta con reti idonee, visto che oltre al cucciolo di orso poteva caderci un bambino, la tragedia si sarebbe potuta evitare.

La Procura di Avezzano ha aperto un fascicolo contro ignoti disponendo il sequestro giudiziario delle carcasse che sono state recuperate con un elicottero del Corpo Forestale. “Se fosse confermata la morte per annegamento – afferma Sammarone – sarebbe la conferma dell’etologia della specie, ovvero la madre che dedica tutta se stessa ai propri cuccioli.”

Il presidente del Parco, Giuseppe Rossi: “Questa morte è causata comunque dall’intervento dell’uomo. È una perdita gravissima per l’intera comunità.”

Il direttore, Vittorio Ducoli, “anche se l’ipotesi più probabile sembra quella di un evento accidentale, non vi è dubbio che quella vasca, non protetta, rappresenti un pericolo non solo per gli animali ma anche per gli escursionisti. Si dimostra ancora una volta che il futuro dell’orso bruno marsicano è legato a quanto tutte le istituzioni sapranno fare per tutelare questa splendida specie anche al di fuori delle aree protette”.

Concorda Antonio Nicoletti di Legambiente: “Diventa sempre più urgente intervenire per salvare dall’estinzione l’orso bruno marsicano straordinaria specie caratteristica del nostro Appennino e di cui sono rimasti ormai pochi esemplari. Nell’anno dedicato dall’Onu alla biodiversità, chiediamo al Governo, alle Regioni interessate e ai Parchi un impegno straordinario in questo senso.”
(di Antonio Di Muzio e Sonia Paglia in www.ilmessaggero.it)