La tratta europea dei cuccioli di razza


Cani e gatti ammalati e denutriti: sgominata banda che li importava dall’Est

Date di nascita alterate perché gli animali erano troppo giovani per viaggiare

Venti cuccioli di razze pregiate e quattro gatti siamesi in condizioni drammatiche, sfiniti da un lungo viaggio e ammalati di un virus intestinale. Un traffico internazionale di cani scoperto dai carabinieri di Pomezia che hanno denunciato tre persone e "liberato" gli animali, ora ricoverati in una clinica veterinaria.

Documenti sanitari e "passaporti" canini sono risultati falsificati, con date di nascita alterate perché i cuccioli erano troppo giovani per viaggiare e dovevano ancora essere svezzati.

Una storia dell´orrore venuta alla luce con un´indagine dei militari del tenente Mattia Mulloni, da qualche tempo sulle tracce di un commercio illegale di cani e gatti. Qualcuno aveva già segnalato un furgone carico di animali che si fermava in un’area di sosta sulla Pontina e ripartiva dopo una breve trattativa con alcuni personaggi loschi. I carabinieri hanno capito al volo che si trattava di un’importazione "parallela" dai famigerati allevamenti ungheresi dove, spesso, si ricorre ad accoppiamenti tra consanguinei per accentuare le caratteristiche estetiche delle razze e non si va troppo per il sottile con le vaccinazioni e i controlli sanitari.

Uno schnauzer nano che in Europa si vende intorno agli €800,00 – €1.000,00, in Ungheria può costarne €200,00, e un bulldog inglese che arriva a 2 mila euro costa un terzo della somma.

Alcuni commercianti si riforniscono da questo giro semiclandestino e, spesso, i documenti di viaggio e i pedigree vengono falsificati. Quasi sempre, chi acquista un cane non sa nulla della sua reale provenienza. I carabinieri della compagnia di Pomezia hanno tenuto sotto controllo, per parecchi giorni, le aree di sosta sulla Pontina e, venerdì, hanno visto tre uomini parlottare accanto a un furgone nuovo fiammante. Dall´interno dell´automezzo, un coro di uggiolii disperati. Lo spettacolo era desolante: una serie di piccole gabbie di ferro in cui erano imprigionati i cuccioli di varie razze: dobermann, yorkshire, carlino, boxer, bulldog, chihuahua, spitz, sibainu, shitzu, pinscher, cocker e jack russel oltre a quattro gatti siamesi altrettanti denutriti e sofferenti.

I cuccioli risultavano nati dai tre ai cinque mesi fa, ma a un controllo dei veterinari della Asl RMH di Pomezia è saltato fuori che non avevano neanche un mese di vita.

La denuncia è scattata per due ungheresi − di 41 e 46 anni − e per un commerciante di animali romano di 41 anni, che aveva acquistato l’intera partita per soli 7 mila euro e prevedeva un guadagno di almeno quattro volte tanto. Ammalati di gastroenterite, i cani sono stati ricoverati in una clinica collegata al canile "Galileo Galilei" dove verranno ospitati quando saranno guariti. La sorte dei cuccioli è ancora tutta da decidere ma si spera che trovino presto qualcuno disposto ad adottarli. (Expresso.Repubblica.it – Massimo Lugli)

Questa notizia, del 23 marzo scorso, mi ha fatto pensare, prima di tutto ai poveri animali sfruttati da queste persone senza scrupoli e senza un briciolo di coscienza. E poi, vorrei tanto che questa informazione venisse alla conoscenza delle tante persone che trovano "esagerato" il compenso richiesto dagli allevatori italiani (ovviamente parlo soltanto degli allevatori SERI!) per la cessione di un cucciolo. Vogliono spendere di meno e finiscono in mano a questi commercianti che sfruttano queste povere bestioline tolte dalle loro mamme in tenerissima età e portati in Italia, in un viaggio da incubo. Un viaggio la cui fine non tutti riescono a vedere, perché muoiono nel tragitto. E i cuccioli che arrivano a destinazione − malaticci e privi di vaccinazioni − muoiono pochi giorni dopo essere stati acquistati dalle stesse persone che hanno trovato "esagerato" il compenso chiesto dagli allevatori nostrani (sempre quelli seri, s’intende!).

Le persone che acquistano questi poveri cuccioli, oltre ad alimentare la tratta di queste creature, non si rendono conto che i cuccioli nati negli allevamenti italiani (insisto sulla serietà di tanti di loro, ma non di tutti, ovviamente! ) sono consegnati soltanto a tre mesi di vita, sverminati, vaccinati (prima dose e richiamo), muniti di microchip d’identificazione e in possesso di un regolare pedigree rilasciato dalle associazioni. Inoltre, è possibile visitare l’allevamento così come i genitori dei cuccioli, in modo da assicurarsi che vivono in un ambiente sano e pulito, circondati dall’affetto e dalla protezione della loro mamma e dell’umano che gestisce l’allevamento.

La loro salute è garantita dai veterinari che assistono i cuccioli ed anche i riproduttori dell’allevamento, che sono controllati per le malattie infettive e genetiche. Tutti − adulti e piccoli − ricevono un’alimentazione ricca e varia, e hanno uno spazio vitale adatto alla loro vita e al loro perfetto sviluppo ed equilibrio.

Ovviamente, tutto questo ha un costo: quello chiesto dagli allevatori italiani seri, per la cessione di un loro cucciolo. Cessione concessa solo dopo che l’allevatore si sarà assicurato che il cucciolo sarà tenuto, da chi lo desidera, nel completo rispetto per le sue necessità fisiche ed emozionali.

Ovviamente, ognuno è libero di continuare ad alimentare queste orrenda tratta di cuccioli, pagare molto di meno di quello che viene chiesto dagli allevatori nostrani, per poi spendere fior di quattrini dal veterinari e, magari, il più delle volte, vedere il cucciolo morire dopo pochi giorni dal suo arrivo a casa!

di Carmen de Andrade Inviato su Personale

Maledetto bracconiere bastardo!

cicogna Hanno visto un’ala che penzolava fuori dal nido, su in alto sul traliccio, nei campi di Correggio. Le guardie ecologiche allora si sono arrampicate per diciotto metri, con un’autoscala, e hanno trovato mamma cicogna morta impallinata, e papà cicogna vicino a vegliarla.

Aveva cinque uova in pancia, lei, uccisa per gioco con un colpo nell’occhio.

La coppia di uccelli − rarissimi in Italia − aveva fatto casa sul traliccio di Correggio da tre anni. A distruggere il lavoro dei volontari della Lipu, che da allora la monitoravano costantemente, un bracconiere (mi auguro che lui mi stia leggendo e riesca ad immaginare cosa glielo auguro!)

"E’ un atto di bracconaggio gravissimo e ignobile, che manda a monte un lavoro di anni" −  ha detto, infatti, Elena D’Andrea, direttore generale della Lipu.

L’associazione ha avviato difficili e costosi percorsi di reintroduzione di cicogne, nella speranza di creare piccole colonie. Per farlo, alcuni esemplari nati in cattività vengono chiusi in ampie voliere insieme, sperando che diventino una coppia. Le cicogne sono animali "fedeli": una volta che si trovano e decidono di stare insieme, fanno il nido per la vita e tanti cicognini.

"Però formare nuove coppie da esemplari nati in cattività già è difficilissimo. E in questo caso è stata distrutta una coppia che viveva libera, in natura" − spiegano i volontari della Lipu.

Al momento, in Italia vivono circa cento coppie di cicogne nidificanti.  Adesso, grazie a questo stramaledetto bracconiere bastardo, ce ne’ meno una. (LiberoNews.it – Albina Perri)

Animali: esame del DNA per accertane la paternità

Roma, 11 mar (ANSA) – Di allevamento o proveniente dal traffico di cuccioli? Per togliersi qualsiasi dubbio sulla paternità’ del proprio cane, uno yorkshire, una signora si è rivolta al tribunale degli animali dell’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (AIDAA), a Roma, per procedere all’esame del DNA del proprio cagnolino.

Ora la signora ha avuto il via libera a fare questo esame in via preventiva.

A darne notizia la stessa AIDAA, secondo la quale "grazie a questo esame, si potrà accertare se il cane acquistato dalla signora è, effettivamente, componente della cucciolata dell’allevamento che lo ha venduto oppure, in caso contrario, potrebbe trattarsi di un cane acquistato nei paesi dell’est o che comunque non appartiene alla cucciolata".

La signora, nel mese di gennaio, ha acquistato da un allevamento amatoriale un cane di razza yorkshire pagandolo €900,00.

Dopo un mese di cure per una presunta bronchite che, a detta della signora, sarebbe stata taciuta dall’allevatore, il cucciolo ha avuto il cimurro.

La signora si è, quindi, rivolta al tribunale degli animali dell’AIDAA, "non convinta che il cane sia nato nell’ allevamento in cui è stato acquistato".

"Si tratta effettivamente – ha riferito il presidente dell’AIDAA, Lorenzo Croce, responsabile nazionale del Tribunale degli Animali – di un caso particolare, contemplato in molti contratti di compravendita (cessione) di animali anche se non ci risulta sia mai stato chiesto in Italia." 

Wow… che bela notizia! Sembra che le persone si stiano svegliando finalmente. È più che ora di smascherare i pseudoallevatori che sfruttano i poveri animali in detrimento degli animale stessi, così come delle persone che si rivolgono all’allevamento, in cerca di un "compagno per la vita".

Gli allevatori seri hanno già provveduto a fare la Carta Genetica dei loro riproduttori, per cui sono in grado – senza bisogno di rivolgersi a nessun tribunale – di offrire la controprova della autenticità della filiazione dei loro cuccioli!

Ma la gente è veramente impazzita?…

Tattooed_cat

Un articolo pubblicato sull’edizione online del  Mirror News, di ieri, ha destato scandalo.  L’articolo mostra la foto di un esemplare di Sphynx (il gatto nudo) ancora frastornato dopo essere stato anestetizzato per tre ore. Sul petto del povero gatto, un tatuaggio con l’immagine del faraone egiziano Tutankhamon.

La proprietaria di Mickey (il povero gatto!) visibilmente felice, mostra orgogliosa  il tatuaggio sul petto dell’animale. "Ho voluto qualche cosa di nuovo e differente per i tempi che viviamo."

(N.R.  Avrebbe potuto bere alcuni litri di inchiostro per tentare di fare un tatuaggio nel suo cervello, inscrivendo magari la parola "stupida", o "cretina", o ancora "ignorante", e così via!) 

La paura degli animalisti si concentra essenzialmente sulla possibilità che questa nuova tendenza possa prendere piede tra alcuni imbecilli. Siccome il tatuaggio è una delle forme abbastanza conosciute di trasmissione di malattie infettive (HIV, epatite, ecc..), tra gli umani, questi, non contenti, vogliono prendere di mira anche i poveri animali!

Un portavoce delle associazioni di difesa dei diritti degli animali ha dichiarato: "Siamo assolutamente contro l’uso degli animali per ragioni di natura puramente estetica, o solo per il capriccio del proprietario. L’animale così sfruttato diventa un oggetto, poiché non ha alcuna voce in capitolo."

E ha aggiunto: "È inaccettabile che gli animali siano utilizzati come accessori di moda. Questa forma di rapportarsi con l’animale dimostra la totale assenza di rispetto per qualsiasi animale. Finora abbiamo sentito parlare di questa pratica solo all’estero, e speriamo che non si diffonda ulteriormente." (Mirrror.co.uk News)

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