A una settimana dell’arrivo

La prima settimana…

Credo sia doveroso condividere con voi – dopo il racconto delle peripezie del viaggio – come stanno andando le cose. E questo non solo perché so che tanti amici seguono da vicino questo particolare momento della mia vita, ma anche perché può servire come riferimento a chiunque abbia intenzione di trasferirsi altrove con i propri animali.

La sera in cui siamo arrivati, oltre al fatto di essere affamati e stanchi, avevano sete e sonno (non credo siano riusciti a chiudere l’occhio sul aereo!). Dopo che vovó, Stela e Elaine se ne sono andate, hanno cominciato a girare per casa, forse cercando odori a loro famigliari: non ce n’erano. Giravano con il pancino strusciando per terra, come se aspettassero un qualche attacco da chissà dove e da chissà chi…

I rumori sono diversi, poiché a Roma eravamo in un attico, mentre qui siamo a pianterreno e le finestre si aprono verso la strada, anche se tra le finestre e il marciapiede c’é un bel giardino protetto da una gratta. Sulle finestre, i miei hanno fatto installare zanzariere d’acciaio molto resistenti. Loro possono sedersi sul bordo della finestre e guardare fuori, senza alcun rischio di scappare e tanto meno che qualcuno da fuori riesca a toccarli.

Tuttavia, in questa strada passa l’autobus e loro non sono abituati con il forte rumore del motore, rumore che si intensifica considerando che c’è una piccola salita.

Autopia (Gaia) la più intraprendente in questo nuovo focolare, ha scoperto subito la finestra e si è messa a guardare la strada… fino a che un operaio ha deciso di venire a bussare proprio sulla finestra, poiché il mio citofono non funzionava. Ho visto solo un “razzo” passarmi accanto: era Gaia, spaventa dalla presenza dello sconosciuto. Solo oggi (21/03) è tornata in finestra.

I primi due-tre giorni loro li hanno trascorsi sotto il mio letto, poiché ho avuto gli operai per casa a sistemare i due terrazzi in modo che non potessero scappare. Poi è venuto l’idraulico a cambiare un rubinetto e poi l’elettricista per cambiare le prese da 110 a 220 volt. Un incubo per loro e anche per me, ma era necessario. Non volevo assolutamente operai a casa nella settimana in cui sarò a Roma e loro saranno qui a casa con una mia amica.

Devo dire che – tutto sommato – stanno reagendo molto bene a questo cambiamento radicale: di casa, di temperatura, di continente, di odori e anche di compagnia, visto che a Roma sono rimasti ancora Max, Indra e Yago oltre al mio Golden Retriever, Chico. Tornerò a Roma il 26 per prendere loro e di nuovo in Brasile il 2 aprile.

Credo che loro qui sentano di più la mancanza di quelli che sono rimasti a Roma, che vice-versa poiché quelli che sono venuti con me questa volta devono aggiungere l’assenza di quelli rimasti a Roma ai tanti altri cambiamenti. Quelli che arriveranno dopo troveranno qui gli amici venuti prima, che sapranno rassicurarli sull’ambiente e i cambiamenti, poiché sono stati l’avanguardia di questa nostra splendida avventura in Brasile.

Perché la scelta di portare prima questi? Questione logistica soltanto. Potevo portare con me, oltre ai due bagagli permessi, due trasportini con due gatti ognuno, nella stiva; e un trasportino dentro la cabina, con un unico gatto. Il primo pensiero: chi porterò dentro con me? Naturalmente Autopia (Gaia), perché dopo la sua caduta dal terrazzo nel 2006 (per fortuna senza conseguenze fisiche… anche se è rimasta per strada, introvabile per ben 5 giorni, nel caldo afoso di giugno) è rimasta molto traumatizzata e paurosa. Tanto che ogni volta che la devo mettere nel trasportino, o dargli un medicinale, ecc., si fa la pipì addosso. Quindi, Gaia sarebbe venuta dentro la cabina con me.

Chi erano gli altri che potevo mettere insieme nei trasportini senza il rischio che potessero litigare durante il viaggio? Sapete come sono i gatti: ci sono simpatie e lievi antipatie dentro a un nucleo felino. E il tempo che dovevano trascorrere insieme durante il viaggio – 2h50 Roma a Lisbona + 2h a Lisbona + 9h50 Lisbona a Rio + controllo a Rio + Rio a Juiz de Fora in macchina – era troppo lungo per trascorrere assieme a qualcuno che non ti è “molto simpatico” in un ambiente angusto quanto può essere un trasportino di 50cm larghezza 65cm profondità 64cm altezza. Abbastanza grande per accomodare entrambi con conforto, ma pur sempre angusto per delle creature con “carattere” come lo sono i gatti!

Quindi non potevo sbagliarmi nell’accoppiare i “viaggiatori”. In un trasportino avrei messo Berkner e nell’altro Dudha (entrambi maschi). Con il primo non potevo mettere Ivana, poiché lui è già stato suo “marito” e oggi non corre buon sangue tra loro. Perciò Ivana l’avrei messa con Dudha; e con Berkner, la piccola Feiticeira (Phoebe) poiché stanno bene insieme. Questo è stato pensato già in previsione del secondo viaggio, poiché avrei messo insieme Max e Indra (padre e figlio, che stanno benissimo insieme) e dentro con me, Yago (che è un gran fifone). Oltre al “trasportone” di Chico che è un “fuori misure”: 105cm di profondità, 75cm di altezza e 74cm di larghezza.

Tutto sistemato, quindi? No, perché il gatto che viaggia in cabina non può pesare – trasportino compreso – più di 7 kg. E Gaia da sola, pesa quasi 7 kg + il trasportino piccolo faceva 7,6 kg. All’ultimo momento, perciò, un cambiamento: Ivana in cabina con me e Gaia con Dudha nella stiva.

So che è stato un viaggio duro per loro che l’hanno fatto nella stiva, ma non avevo alternative. Non avrei mai rinunciato a loro e sono sicura che nemmeno loro avrebbero rinunciato a vivere con me. Da sempre vivo in simbiosi con i miei pets e sono in grado di valutare il loro sentimento e le loro emozioni, così come loro “sentono” le mie emozioni e i miei alti e bassi…

Adesso stanno bene: hanno tanto spazio a loro disposizione. A poco a poco si abitueranno ai nuovi rumori, odori e alle persone che mi vengono a trovare – famigliari e amici – e che vogliono soprattutto conoscere loro.

È una nuova vita, che loro condividono tra loro e con me. Infatti loro sono cinque e fra poco saranno di nuovo nove, Chico compreso. Con me, formiamo una grande famiglia di dieci membri, dove tutti si amano e si rispettano e godono di libertà.

L’appartamento è composto di tre camere, due bagni, salone, cucina (più che abitabile), giardino interno, un’area “di servizio” di circa 3m x 4m dove ho la lavatrice (una specie di terrazzo coperto a pianterreno) più un ripostiglio di 2m x 3m con accanto un bagno (attiguo a questo terrazzo). Sono circa 150mq nel totale, per chi ha vissuto negli ultimi 20 anni in un appartamento di circa 65mq…

Qualcuno mi chiede se non mi sento sola in tutto questo spazio! Mi vien da ridere… Non sono sola: ho una vita meravigliosa, una famiglia meravigliosa, amici (pochi, ma favolosi) i miei “a… Mici” e il mio cane e… sono di nuovo libera per rifare la mia vita. Questa è solitudine?… Ma per nulla! Solitudine è quello che ho avuto negli ultimi anni. E della peggiore specie: la solitudine a due! E scusate se è poco!

Non vedo l’ora di partire di nuovo, anche se so che sto facendo una vera maratona transatlantica, infatti non mi sono ancora ripresa dal primo viaggio e adesso rimarrò in Italia soli 5 giorni. Ma vale la pena per andare a prendere quel che è rimasto della mia pet-family a Roma.

Un bacio a tutti voi… Appena avrò wireless a casa, potrò essere più presente su Internet. Adesso vado avanti con l’iPad!

Racconto del nostro viaggio…

14 marzo 2011 – Racconto di un viaggio…

Sono le 6h30 quando l’aereo decolla e ha inizio la nostra avventura.

Mi sono svegliata alle ore 2 – ammesso e non concesso che sia riuscita a dormire qualche minuto. Fatta la doccia e messi nella valigia di mano gli ultimi pochi oggetti di uso personale, ho cominciato a sistemare i gatti nei trasportini: Ivana in quello più piccolo, perché viaggia in cabina, con me; in una delle due gabbie grandi che viaggiano nella stiva, ho sistemato Gaia e Dudha; nell”altra, Berkner e Phoebe (la Feiticeira).

Il tempo è brutto, ma fa caldo. Gaia prima di entrare nel trasportino si fa la pipì addosso, come sempre. È diventata paurosa da quando è caduta giù dal terrazzo ed è rimasta scomparsa per ben cinque giorni: cinque giorni durante i quali giravamo giorno e notte (fino a mezzanotte) cercando di ritrovarla. L’abbiamo ritrovata, per fortuna fisicamente indenne, ma la paura gli è rimasta… Dudha, suo compagno di trasportino, grida a squarciagola. Nell’altro trasportino silenzio totale: Phoebe e Berkner non si fanno sentire.

Scendiamo con le valigie e i trasportini, Bianca – che ha dormito a casa mia – parcheggia la macchina proprio davanti al portone e carichiamo tutto senza problemi. Partiamo! Dopo un po’ mi ricordo di essermi dimenticata di qualcosa di importante e torniamo indietro. Vado su, prendo quello che avevo lasciato indietro e ripartiamo. C’è una pioggerella che bagna il vetro quasi come sudore, talmente fina…

In poco tempo siamo all’aeroporto. Mentre scarico valigie e trasportini, Bianca vai a prendere due carrelli. Fa caldo… Entriamo e andiamo direttamente al display delle partenze. TAP volo 835 per Lisbona… Check-in al 226. La ragazza quando ci vede arrivare con due enormi trasportini di gatti e in più uno più piccolo, ci chiede subito se partiamo tutte e due. No, solo io – rispondo. Ha mai fatto questo tipo di viaggio, insiste. La TAP è al corrente di tutto – assicuro. Lei chiama un superiore e questo gli dice che è tutto ok! Guarda il mio passaporto poiché avevo fatto il check-in on-line ieri e chiede la documentazione dei gatti.

Mentre Bianca rimane con loro, vado a “acquistare i biglietti per i gatti”: €150,00 per ogni trasportino. Totale: €450,00. Con la ricevuta in mano, torno dalla ragazza che finalmente mi da le carte d’imbarco e ci accompagna fino a una porta dove c’è scritto BAGAGLI DI GRANDI DIMENSIONI o qualcosa del genere. Il responsabile dice che dobbiamo togliere i gatti dai trasportini, passare lo stesso nel tunnel di raggio-x e poi possiamo rimetterli dentro il trasportino.

C’è un problema però: questa mattina, a casa, dopo aver chiuso i trasportini, ho messo due fascette (di quel tipo usato dalle elettricisti) in ogni trasportino. E adesso, gli addetti. al controllo non hanno come tagliare le fascette e nemmeno noi, poiché non si può viaggiare con oggetti del genere in borsa o nel bagaglio a mano. Riesco, però, a trovare un taglia unghie piccolo in fondo alla borsa: questo risolve l’impasse. Tolgo Gaia e Bianca prende Dudha. Il trasportino viene controllato e li rimettiamo dentro. Questa volta, contrariamente al solito, Gaia è ben lieta di rientrare. Poi tocca a Berkner e Phoebe: tranquilli. Gli addetti a questo tipo di “bagaglio” (poveri tesorini miei… bagagli???) prendono i due trasportini e li portano via.

Saluto Bianca e mi avvio al controllo della dogana con Ivana: una scatola per la giacca e la sciarpa; una per la borsa; una per l’iPad; il mio bagaglio a mano e per ultimo, il trasportino di Ivana, ovviamente senza lei dentro. Una volta attraversato il controllo doganale, rimetto Ivana dentro il trasportino e ci avviamo al gate D01. L’imbarco doveva essere alle 5h55. Alle 5h50 arriva al gate una signora con una cartella Lufthansa, mentre gli altoparlante annunciano che l’imbarco della TAP è stato spostato al gate D08… Immediato. Era alla fine del lungo corridoio per cui ci mettiamo tutti quelli che eravamo li ad attendere l’imbarco, quasi a correre. Mi presento all’imbarco con il certificato medico che mi da il diritto di imbarcare per primo… Qualcuno pensa che sia “solo perché porto un gatto” e mi sento nel dovere di spiegare che non è così, che ho problemi di salute… Si calmano!

Imbarchiamo, non senza il trasportino essersi rovesciato provocando gli urli incazzati – giustamente – di Ivanina. Durante il volo non ho nessuno accanto e metto il trasportino sulla poltrona, così che lei si calma. Arrivati a Lisbona, devo percorrere sempre un lungo percorso per arrivare al gate dove dovremo imbarcare per il Brasile. Nuova caduta del trasportino e nuova incazzatura di Ivana che questa volta urla a squarciagola. Imbarco per primo con lei e abbiamo un buon posto oltre a essere vicino a persone che amano i gatti, gli fanno tanti complimenti e l’accarezzano durante gran parte del viaggio. Ogni tanto metto il trasportino sulle gambe, ma non posso toglierla fuori. Apro la porta, l’accarezzo, ma non mi lasciano farla uscire.

Arriviamo a Rio con un piccolo ritardo: alle ore 17 invece che 16h40. Fa caldo, ma non troppo: circa 30 gradi celsius. Il passaggio per il controllo passaporto è rapidissimo. Scendiamo per il ritiro bagagli e… gatti. Sono molto ansiosa: non vedo l’ora di rivedere i mie bimbi. Prendo due carrelli e mi avvicino al ritiro bagagli dove alcune valigie già sono uscite e girano… magari di qualcuno che ancora è al controllo passaporti. Domando all’addetto se anche gli animali arriveranno da lì e lui mi indica una porta accanto, dicendomi che usciranno da quella porta e che me li consegnerà lui stesso. Mi chiede se sono sola e se voglio aiuto per prendere le valigie. Rispondo di sì a entrambe le domande e ringrazio. Le valigie continuano a uscire, mentre a porta rimane chiusa. L’ansia in me è palpabile. Ivana è in silenzio: è stanca e fa caldo anche dentro l’aeroporto. Domando dove sia il servizio veterinario e lo stesso uomo di prima mi indica una porta non lontana, accanto al free shop.

I minuti diventano tanti e il mio cuore non regge più l’ansia. La porta si apre ed escono due grande pacchetti fuori misura: ancora non sono loro. Ho paura! Trascorrono altri 15-20 interminabili minuti. Poi, mentre la porta comincia ad aprirsi, sento già i loro miagolii: sono arrivati. Stanno bene, sono arrabbiati e spaventati oltre a puzzare di pipì, povere stelline mie che sono chiuse lì dentro da 17 ore. Dopo un po’ escono le mie valigie e l’addetto le prende e mi aiuta a sistemare tutto su due carrelli che, ovviamente, non riesco a portare da sola. L’addetto – al quale ringrazio con € 10,00, poiché sono molto felice per l’arrivo dei miei “a… mici” – chiede l’aiuto di un impiegato dell’aeroporto che mi accompagna fino al servizio veterinario. Voglio ricompensarlo, ma si rifiuta di accettare qualsiasi cosa. Lo ingrazio e attendo l’arrivo del veterinario. Mentre gli do tutti i Petpassport (che in Brasile ancora non valgono da soli) accompagnati dai rispettivi CZI (Certificati Zoosanitario Internazionale) gli chiedo se mi può permettere di usare a stanza attigua per cambiare i trasportini, poiché le traverse sono inzuppate di pipì. Il vet gentilmente mi risponde di si e mentre lui si occupa della questione burocratica, porto il trasportini nell’altra stanza, faccio uscire prima Gaia e Dudha, cambio la traversa, dopo aver pulito il fondo con il prodotto che avevo con me, e loro rientrano da soli, credo molto più sollevati di essere di nuovo sul pulito. Faccio la stessa cosa con Berkner e Phoebe e loro pure si mostrano più tranquilli. I serbatoi dell’acqua sono quasi vuoti, per cui hanno bevuto, ma devono avere fame e non posso dargli da mangiare perché abbiamo ancora due ore in macchina fino a Juiz de Fora e siccome è una strada piena di curve, possono vomitare.

Finita tutta la burocrazia con il servizio veterinario, mi trovo davanti ad un altro problema: devo portare fuori due carrelli stracolmi di bagagli e non ce la faccio. Allo sportello della TAP non c’è più nessuno e vista l’ora, neanche un impiegato dell’aeroporto in giro, disposto a darmi una mano. Lascio i carrelli dal vet e vado dal tipo della dogana. Spiego la situazione e gli dico che fuori ad aspettarmi, c’è mio nipote… può entrare per aiutarmi?!… Assolutamente no, mi risponde. Senza alternative, torno dal vet – molto gentile! – e chiedo se posso lasciare un carrello sotto la sua custodia mentre porto via l’altro e poi torno a prendere quello. Mi risponde di sì e mi sento rincuorata. Prendo uno dei carrelli, passo per la dogana, consegno le carte dei gatti (tutte) e mi dirigo verso la porta di uscita che, però, si apre automaticamente solo all’avvicinamento di qualcuno dal di dentro. Mi giro e chiedo al doganiere: ma se esco, poi non potrò rientrare. Infatti, risponde lui imperturbabile! Lascio vicino alla porta il primo carrello, senza uscire, e torno dal vet a prendere l’altro. Con tutti e due vicino alla porta di uscita, spingo prima uno, bloccando la porta e poi l’altro e finalmente il primo di nuovo, riuscendo a uscire con entrambi.

Marcio è lì che mi aspetta e mi viene incontro. Ce l’ho fatta!!! L’autista del furgone mette le valigie e i trasportini dentro il furgone e partiamo per Juiz de Fora. Marcio coccola Ivana che si scioglie tutta. Nel trasportino Phoebe piange, ma non posso toglierla di la… è di nuovo bagnata di pipì.

Arriviamo a Juiz de Fora e a casa intorno alle ore 22: stanchi, sfiniti, con fame e sete, ma tutti interi. Ad attendere ci sono vovó, Stela e Elaine. Saluto tutti rapidamente e provvedo per loro: cassetta della sabbia, acqua fresca e cibo. Poi mi siedo un attimo per raccontare il viaggio, mentre bevo un bel bicchiere d’acqua.

15 marzo 2011 – 0h16 (ora brasiliana) 04h16 (ora italiana): mi sono appena fatta la doccia e lasciato indietro il sudore e la stanchezza del lungo viaggio, la preoccupazione che tutto andasse bene con i gatti (loro gironzolano per la casa, perlustrando e conoscendo il nuovo ambiente, la loro nuova casa…) Stanno benissimo e sembrano sereni anche se ancora un po’ spaesati, il che è più che normale! Con l’acqua della doccia mi sono lasciata scorrere nel tombino una vecchia e rancida vita e ho dato inizio ufficialmente alla mia nuova e meravigliosa vita: una vita dove si ha il diritto di essere felice, senza “ma” nè “però”…

Baci a tutti voi…